E ne ho fatti appena 6453.
Il numero è visualizzato sullo schermo incandescente del cellulare. Mi brucia fra le mani come in preda a spasmi febbrili.
Arranco nella calura per la ripida salita e devio a caso tanto, prima o poi, in questo groviglio di stradine deserte, ne comparirà senz’altro qualcuna che conosco e che imboccata mi condurrà verso casa.
I miei compagni sono i gatti randagi e i fantasmi, avessi le facoltà per individuarli.
Con la mascherina è ancora più difficile camminare: io, che macinavo i chilometri e avevo le ali ai piedi, costretto a costruirmi un percorso forzato per bruciare le calorie.
Io, che di questa stagione conoscevo solo il mare e il piacere di tuffarmi nell’acqua cristallina del Mediterraneo.
7543. I pensieri interferiscono e la meta si avvicina. Mi aspetta una casa accogliente, ma deserta. Se ci penso mi viene voglia di allontanarmi almeno ancora per un po’.
Il quartiere è tutto mio a quest’ora di notte. L’altro giorno almeno da un cespuglio è sbucato un procione a movimentare la serata. Ricordo il rumore delle onde frangersi sulla spiaggia e quei momenti eterni sul bagno asciuga ad aspettare trepidanti l’inizio dei fuochi. Costanti che si ripetono piacevolmente.
Ma quest’anno no, è diverso. La realtà di una vita non esiste più e recuperarla nei ricordi per arrivare a 10000 passi addolcisce la pillola, ma, una volta terminato l’effetto, mi catapulta indietro nell’oscurità di questa notte senza luna.
10001 e non mi resta che camminare ancora perchè casa si è allontanata. Pensandoci bene, ci sono anni in cui ho dedicato agosto al Giappone. Ma esistevano le parate, i matsuri estivi e gli amici. La solitudine non mi fa bene.
12450. Ora non ci sono scusanti e riconosco il vialetto di casa, le scale, il portone. Claire nel tuo nome c’è amore. E allora va bene così, almeno per questa sera, rientro.