Parlavo
di elettrodomestici e a pennello la lavatrice si è rotta. Da un momento
all’altro mi ha abbandonato, non un preavviso, non un rumore sospetto. Certo
devo partire, ora che ricordo le imprecavo contro tutti i giorni perchè la sua
rottamazione mi sarebbe costata dei soldi, ma era una cosa detta così fra me e
lei, fra lei e me, mai ho dubitato del fatto che avrebbe smesso di fare il suo
dovere prima del tempo. Come a dimostrarmi che anche le macchine hanno un anima,
oggi si è rifiutata di funzionare, invani i miei tentativi di premere il
pulsante di accensione. E, in quello che si sarebbe definito un impeto di
rabbia, ha sputato fuori acqua sporca a frotti. La cucina, no l’intera casa,
inondata, un’ennesima stroncatura per il parquet già sofferente dopo tutti i
liquidi della cucina che si è ingurgitato in questi anni, mi toccherà
senz’altro risarcire il proprietario prima di andarmene. In questo paese anche
disfarsi di uno spillo costa e le lavatrici abbandonate sul ciglio dei boschi,
quelle sono un ricordo opportunistico degli opulenti anni Ottanta, un ricordo
che appartiene ad un altro luogo e a un bambino smarrito al limitare dei boschi
ancora privo di qualsiasi consapevolezza ecologica, alla ricerca del padre e
spaventato da tutti quegli oggetti fuoriposto. Oggi a distanza di tempo, con le
poche opzioni rimaste a chi, come me, si accinge a partire, opto per la lavanderia a gettoni nella città
dedalo.
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