Voglio
parlare dei miei amici e delle mie amiche. Scrivere uno ad uno i loro nomi.
Dedicare una pinta di birra a ciascuno. Ricordare dove li ho visti l’ultima
volta. E so che non sarà possibile farlo, complice anche Facebook che ci pensa
lui a tenerli aggiornati sulla mia vita, la mia routine, le cose belle e meno
belle che mi capitano in questo angolo di mondo e viceversa. Come si riempiono
le distanze spaziali se anche la città in cui vivo è troppo grande per un
appuntamento improvvisato? Ho bisogno più che mai dei miei amici, di voi che
leggerete queste righe ricordando quanto ci siamo divertiti l’ultima volta
insieme.
La
mia vena creativa non sono solo i luoghi che visito; sono le esperienze che
vivo certo, ma soprattutto è fatta dalle conversazioni volanti, quelle nate
intorno a un caffè consumato in compagnia mentre il mondo continua a girare. E
giri pure chissenefrega. Io sono qui con te, e questo tempo e questo luogo sono
impagabili dovunque essi siano, che la torta di mele sia bruciata o la bibita
un intruglio di ghiaccio sciolto o che non ci sia proprio niente sul tavolo o
che manchi addirittura il tavolo e ci troviamo sotto un cielo stellato o sotto
una pioggia scrosciata all’improvviso, aggrappati a un pezzo di muraglia e ci
dobbiamo inventare tutto con le nostre testoline.
Non
esistono tristi verità, solo una lotta estenuante con le infrastrutture. La
separazione è diventata una condizione necessaria e io non riesco più a
spingermi al di là dello schermo per capire se ci siete o meno. Ora spengo e
vado a prendere una boccata d’aria. Ti aspetto al solito posto, come ai vecchi
tempi. Aspettami che sto arrivando. Aspettami…
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