giovedì 29 dicembre 2011
Shunchan era qui
domenica 25 dicembre 2011
Natale a pulire
domenica 18 dicembre 2011
Hana amami solo un altro po'
domenica 11 dicembre 2011
Non raccolgo più
giovedì 8 dicembre 2011
Melancholia
giovedì 24 novembre 2011
Prima di dormire
venerdì 11 novembre 2011
Me lo ha detto Steffy
mercoledì 2 novembre 2011
Una mattina qualunque
mercoledì 19 ottobre 2011
La storia di Saori
mercoledì 5 ottobre 2011
La macchina che non ho mai avuto
giovedì 8 settembre 2011
Abbraccio le stelle
mercoledì 31 agosto 2011
E allora?
lunedì 29 agosto 2011
Il momento di scegliere
domenica 21 agosto 2011
Alla deriva

venerdì 29 luglio 2011
Manca poco alla partenza
Ho visto Saori scegliere con attenzione le verdure per la minestra. Ero nascosto sul lato opposto della strada e la osservavo fare compere. In quei gesti quotidiani riconoscevo in lei ancora un barlume di umanità. I rapporti umani via via li aveva abbandonati per strada e si concentrava sulle piccole azioni di ogni giorno. Le regalavano una sicurezza insperata, nel momento in cui si apprestava a lasciare questo mondo. Indossava i guanti di plastica e meticolosamente valutava ogni singolo ortaggio. In fondo eravamo proprio diversi. Io che la verdura la riconoscevo solo una volta sminuzzata a tochetti e servita sul piatto. Cosa avrei provato a stringere una melanzana al petto e a farmi raccontare la sua storia? Non c’era una connessione diretta, la melanzana ermetica nella sua rotondità viola non mi poteva comunicare nulla. E invece c’è chi come Saori trae piacere a contemplare le forme buffe della natura e a chiamarle con un nome preciso e puntuale. Saori catalogava ad uno ad uno gli esseri viventi di questo paese per serbarne memoria una volta tornata nel paese natio. Le avrebbero chiesto tutto nei minimi dettagli. Cosa aveva visto e cosa aveva sperimentato nella vita terrena. Sarebbero stati dotati di attrezzature sofisticate per riprodurre olograficamente tutti i suoi ricordi. Avrebbero ripercorso ogni tappa della sua vita, ogni singolo sentimento provato sarebbe stato sviscerato e messo a nudo davanti ad un tavolo di esperti. Tutto sarebbe stato quantificato e schedato in un solido database. Ci sarei stato anche io sotto forma di ologramma. Che cosa sarebbe stato in grado di dire la mia copia sbiadita vittima di una macchinazione aliena? Quale spessore avrebbe avuto il ricordo evocato da Saori ? Di quel passo sarei stato labelizzato umano imperfetto e piagnucolone. E Saori sarebbe stata quantomeno imbarazzata di dover rendere conto di me e di quel ricordo che chissà perché era affiorato in una circostanza del tutto inopportuna. Il mio ologramma non sarebbe riuscito a reggersi in piedi se non pochi secondi e si sarebbe dissolto nel nulla emettendo un suono cacofonico. Saori aveva scelto la verdura e si apprestava a tornare a casa. Il suo allontanarsi di spalle mi aveva riportato bruscamente alla realtà. Se le mie supposizioni erano fondate, urgeva la necessità di costruire un ricordo fasullo di un me stesso più forte e imprimerlo nella mente di Saori perché tra tutti i nostri vissuti rievocasse proprio quello ogni volta che sul pianeta le fosse capitato di pensare a me. Non volevo si vergognasse un’altra volta della mia debolezza. Dovevo essere diverso, anche solo per un giorno.
mercoledì 27 luglio 2011
Shodo- la consapevolezza di essere imperfetto

domenica 17 luglio 2011
Estate
mercoledì 6 luglio 2011
Tokyo Book Fair
lunedì 4 luglio 2011
Itabashi Museum, "Taketori Monogatari" di Philip Giordano




lunedì 27 giugno 2011
Senza rughe
martedì 21 giugno 2011
Su una nuvola in via San Secondo
domenica 19 giugno 2011
VS il pensiero logico
mercoledì 8 giugno 2011
Mi rifiuto
lunedì 6 giugno 2011
La stagione delle piogge
lunedì 30 maggio 2011
particella
lunedì 23 maggio 2011
E' quello che sto scrivendo: Saori è un'aliena
Oggi mi sento un vigliacco. Mi sono finto ammalato per rimanere l’intera giornata indisturbato in casa. Era mercoledì e Saori sarebbe rientrata solo a sera inoltrata. Ho alzato la bandiera bianca anche per la colazione, non l’avrei preparata quella mattina per risultare più convincente. Sono riuscito a fingere bene perché Saori non ha sospettato di nulla e se ne andata in punta di piedi a stomaco vuoto. Se non avessi finto non l’avrei neppure sentita chiudere la porta e avviarsi al lavoro. Invece l’ho spiata dietro la tenda mentre percorreva la strada in salita verso il deposito delle biciclette. Si aggiustava i capelli ignara che la stessi guardando. Poi all’improvviso è incappata in qualcosa che l’ha fatta scivolare. Un’altra dimostrazione della sua impertinente umanità che ancora si mostrava nonostante i suoi sforzi per nasconderla. Era bastato un sassolino per riportarla nuovamente su questa terra interrompendo i suoi pensieri alieni. Ho stretto forte il tessuto delle tende a costo di strapparlo dalle guide. Sarei dovuto essere lì con lei ad aiutarla. E invece da lontano pregustavo il momento di vederla cadere sull’asfalto, sbucciarsi un ginocchio e magari emettere un gemito di dolore. Là da sola nella polvere, i collant strappati e le lacrime agli occhi , l’orizzonte dei suoi pensieri sarebbe stato drasticamente smorzato e il suo campo visivo che contemplava normalmente pianeti e universi sconosciuti si sarebbe contratto disturbato dalla visuale attuale fatta di una quotidianità acciaccata di imprevisto tipicamente umana. Poi accade qualcosa di altrettanto inatteso. L’uomo veniva nella direzione opposta. Le ha teso prontamente la mano a evitando che rovinasse a terra. Saori l’ha ringraziato con un inchino:è riuscita anche oggi a fomentare il suo ideale di perfezione che giorno dopo giorno l’allontana sempre più da me. Ci sarà ovunque un uomo in giacca e cravatta disposto ad essere al suo seguito. Guardo la mia maglia a righe infeltrita e perdo una lacrima per avere augurato del male alla persona a cui tengo di più in questo- a me ahimè- intangibile universo.
giovedì 5 maggio 2011
Koenji, arrivederci!
domenica 10 aprile 2011
Fragilità
sabato 9 aprile 2011
In fermo
domenica 6 marzo 2011

E’ ancora presto per partire. Non riesco ad intravedere chiaramente il giorno in cui lascerò il Giappone. Anche se prima o poi forse accadrà. Allora si tratterà di un addio definitivo, di quelli che fanno troppo male da ricordare. Non ci saranno oggetti sostitutivi in grado di compensare questa perdita. Sarebbe come se un pezzo della mia vita se ne andasse via. Ho accettato di stare qui e ho preso una lunga pausa dall’Italia. All’improvviso persone, cose, animali con cui ero abituato a intereagire tutti i giorni, sono diventati così irraggiungibili da non poter neppure pretendere di vederli da lontano. Sono rimasto solo, sospeso ai miei ricordi. Poi ho guardato avanti. E ho creato nuovi legami, ho realizzato nuove cose, ho sbagliato per l’ennesima volta da dovermi scusare abbassando il capo. Vivere è fare tutte queste cose inconsapevolmente. Ora tutti i giorni sono pieni di impegni. Se ora me ne andassi quante persone sarebbero deluse, quanti progetti spezzati a metà, quanti bagagli da fare in fretta e furia. Non riesco proprio a pensarci. Per quanto mi sforzi non riesco a visualizzare giorno in cui me ne andrò dal Giappone. Ci ho provato. E non ci sono riuscito. Scusate.
venerdì 18 febbraio 2011
Smetti di soffiare
lunedì 14 febbraio 2011
Vivere insieme

lunedì 17 gennaio 2011
Amore a prima vista

domenica 16 gennaio 2011
Io, Kotatsu
domenica 2 gennaio 2011
Un dono prezioso
Torino e' sempre una bella citta'. Ho aspettato in trepida attesa un amico alla stazione perché aveva perso la coincidenza. Sapevo che sarebbe stato importante incontrarlo in questa circostanza. La mia nuova vita a Tokyo e la mia vecchia esistenza in Italia si sarebbero incrociate in combinazioni inattese. Ho conosciuto questa persona in Giappone ma se n'e' andata altrove dopo sei anni di avventure a Tokyo. Ed ora con l'inaspettata piacevolezza degli imprevisti si tuffava in una vita che non era la sua. E neppure la mia. Questo scorrere incessante di esistenze, di punti di vista differenti e di attese che non mi appartenevano piu'. Ho visto la gente arrovellarsi dietro ai problemi di un trasloco o soffrire per un'opportunita' di lavoro mancata. Questa quotidianità un tempo così familiare mi e' apparsa completamente estranea, lontana anni luce dalla mia vita attuale. Mi chiedo se mi trovi in un limbo o questa nuova fase della mia esistenza si schiuda così semplicemente davanti a me e la debba accettare come un dono prezioso in grado di allontanarmi dalle sofferenze che affliggono gli altri. Non mi preoccuperò mai più per un muro da intonacare o per il colore dei divani di una camera. In Giappone in quella mistica stanza i muri sono spiriti e non c'e abbastanza tempo per pensare all'arredamento. Il mio amico ha vissuto una porzione dei luoghi che ho abitato. Questa collisione mi ha avvicinato all'essenza dei cambiamenti. E’ il miracolo di un bug spazio temporale che mi ha colto di sorpresa. Non si tratta di crescere una nuova consapevolezza in un luogo a milioni di chilometri da casa. Tutto e' accaduto dentro di me. Sotto il sole del Parco del Valentino. Prima che l’anno terminasse mi sentivo una persona nuova.